Zuckerberg e Musk: sempre due essi sono?
Vedendo le ultime notizie sull’allineamento di Zuckerberg e della sua Meta (ossia Facebook, Instagram e Whatsapp, ossia la più grande concentrazione di potere che si sia mai vista nelle piattaforme di comunicazione online da quando sono nate…) al modello introdotto da Musk al momento dell’acquisto di Twitter e della sua trasformazione in X, il mio primo commento ovviamente è stato:
Purtroppo la situazione non lascia presagire che saranno solo questi due multimiliardari ad avviarsi sulla strada del definitivo inquinamento dei pozzi delle più frequentate comunità online. Però andiamo con ordine, e capiamo perchè questa notizia, che sta passando un po’ in sordina, è in realtà un passaggio cruciale di quel processo che il buon Cory Doctorow già qualche tempo fa ha (ahimè) descritto benissimo con la sua espressione enshittification of the internet.
Fare schifo è una scelta
C’è stato un tempo in cui il motto aziendale di Google era “non essere cattivi“. Al momento del suo passaggio da piattaforma chiusa per soli universitari USA (serviva una mail .edu per iscriversi) all’utenza mondiale, Zuckerberg dichiarava che Facebook non avrebbe spiato i suoi utenti per conto degli inserzionisti pubblicitari.
Ancora nel 2018, durante le sue audizioni al Senato degli Stati Uniti, nonostante la quantità di dati e casi ormai raccolti a testimonianza dell’ingerenza clamorosa di Facebook e Instagram nella vita delle persone e degli Stati, Zuckerberg dichiarava:
It’s not enough to just connect people. We have to make sure that those connections are positive. It’s not enough to just give people a voice. We need to make sure that people aren’t using it to harm other people or to spread misinformation. And it’s not enough to just give people control over their information. We need to make sure that the developers they share it with protect their information, too.
Across the board, we have a responsibility to not just build tools, but to make sure that they’re used for good. It will take some time to work through all the changes we need to make across the company, but I’m committed to getting this right. This includes the basic responsibility of protecting people’s information, which we failed to do with Cambridge Analytica.
Come si concilia questo con il capitalismo della sorveglianza, di cui abbiamo più volte scritto nella versione inglese del blog (che vi invitiamo sempre a tenere presente) ?
In questa domanda c’è tutta la delusione di chi come me, ha sinceramente guardato all’avvento degli spazi di comunicazione digitali come a quello di un mondo nuovo in cui gli esseri umani finalmente avrebbero potuto confrontarsi, conoscersi, imparare, divertirsi, organizzare cose e magari anche prendere decisioni insieme senza più intermediazioni di nessuna struttura di potere. Magari era ottimismo di gioventù, ma a me piace ancora, come scenario ipotetico.
Non lo scopriamo certo adesso, che internet è diventato (soprattutto) una macchina da soldi, e del resto Zuckerberg stesso ha già apertamente dichiarato nelle già citate audizioni qual è il suo mestiere: “we run ads“, con buona pace di tutti quelli che magari continuavano a pensare anche ad altro.
C’è però un passaggio, dall’espellere Trump e i suoi bot diffusori di “verità alternative”, come le chiama lui, dalle proprie piattaforme, al farci tornare lui e tutti i suoi più o meno in sordina, al dismettere ogni strumento di verifica che possa riportare ad una espulsione simile, di Trump o di chiunque altro.
Musk ha fatto questo passaggio a testa bassa, anzi ha comprato e trasformato Twitter esplicitamente per compiere questo passaggio. Ora ci arriva anche Zuckerberg, e dalle nostre parti questo è un problema maggiore, perchè twitter / x non è mai stato granché in uso da parte della popolazione, mentre Facebook ancora spopola soprattutto tra gli over 60, che sono quelli che votano ancora, e instagram tra gli under 40, che sono quelli che potrebbero votare.
Si comincia a capire cosa mi preoccupa.
Chi vuol vedere?
Addirittura ChatGPT, la più equilibrista e democristiana fonte di non notizie della Rete, riesce a sbilanciarsi dopo una richiesta su cosa succederà adesso, dopo il passo di Zuckerberg:
La recente decisione di Meta di eliminare il programma di fact-checking di terze parti su Facebook e Instagram, sostituendolo con un sistema di “Community Notes” simile a quello utilizzato da X (precedentemente Twitter), ha suscitato un acceso dibattito sulle potenziali implicazioni.
Possibili implicazioni:
- Aumento della disinformazione:
Senza un controllo rigoroso da parte di fact-checker indipendenti, potrebbe diventare più facile la diffusione di notizie false e contenuti fuorvianti sulle piattaforme di Meta. Questo potrebbe compromettere la qualità dell’informazione disponibile per gli utenti.- Affidabilità del sistema di “Community Notes”:
Il nuovo approccio affida agli utenti il compito di aggiungere contesto ai contenuti potenzialmente fuorvianti. Tuttavia, l’efficacia di questo sistema è stata messa in discussione, poiché potrebbe non garantire lo stesso livello di accuratezza e imparzialità offerto dai fact-checker professionisti.- Impatto sulle organizzazioni di fact-checking:
Molte organizzazioni che collaboravano con Meta per la verifica dei fatti potrebbero affrontare difficoltà finanziarie e operative a seguito di questa decisione, mettendo a rischio gli sforzi globali per combattere la disinformazione.- Reazioni politiche e sociali:
La decisione di Meta è stata interpretata da alcuni come un tentativo di allinearsi con l’amministrazione politica entrante negli Stati Uniti, sollevando preoccupazioni sulla neutralità delle piattaforme social e sul loro ruolo nel garantire un dibattito pubblico informato.- Rischi per le comunità vulnerabili:
L’eliminazione del fact-checking potrebbe esporre comunità già vulnerabili, come minoranze etniche o di genere, a un aumento di contenuti d’odio e disinformazione, con potenziali conseguenze nella vita reale.In sintesi, la decisione di Meta di abolire il fact-checking tradizionale a favore di un sistema basato sulla comunità potrebbe avere implicazioni significative sulla qualità dell’informazione, sulla fiducia degli utenti e sulla responsabilità delle piattaforme digitali nel moderare i contenuti.
Ci vediamo tra qualche mese, quando il livello di tossicità di Facebook avrà oltrepassato la linea di guardia per troppi di voi. Io intanto vi aspetto su Mastodon, come sapete.